Dialoghi sul presente: pandemia e democrazia

E’ possibile discutere dei principali problemi del nostro tempo, evitando sia lo specialismo accademico, che il più delle volte lascia poco spazio al confronto con i non accademici, sia la chiacchiera da “Bar Sport” o da Talk Show? Ma soprattutto: è possibile, evadere dalla asfissiante separatezza dei social media, che ci hanno “imprigionato” in anguste echo chambers, costringendoci a sostituire all’esercizio del pensiero sparuti cinguettii e tristi graduatorie di “like”?  E’ possibile ritornare ad un confronto civile in cui le ragioni dell’altro vengano tenute nella giusta considerazione e non dileggiate o oscurate, come sempre più spesso sta accadendo nel nostro dibattito pubblico? Senza dimenticare che ogni confronto, se vuole essere realmente produttivo, non deve rinunciare al contributo determinante che la grande cultura, filosofica sociologica letteraria psicoanalitica antropologica economica, può ancora dare alla comprensione del nostro difficile e a volte incomprensibile presente.

Dopo l’interruzione dovuta alla pandemia riprendono le “Conversazioni filosofiche per tutti” che cambiano nome e sede. I “Dialoghi sul presente”, a cura del Forum Tarsia e delle Scalze si traferiscono  allo Scugnizzo Liberato alla Salita Pontecorvo 46, dove sarà possibile utilizzare uno spazio che garantisce le necessarie distanze di sicurezza.

Il primo incontro avrà luogo mercoledì 10 novembre alle 17.30 e avrà come tema “Pandemia e democrazia”.

Alcuni cittadini, di diverso orientamento politico e culturale, insieme a tutti coloro che vorranno partecipare alla riunione, si interrogheranno sugli effetti che la pandemia e le misure di restrizione possono avere sulla tenuta democratica dei governi occidentali. Esiste il rischio che il protrarsi delle misure emergenziali e l’annunciata previsione di nuove epidemie in arrivo finiscano con l’intaccare il delicato equilibrio su cui si basano le nostre democrazie, rafforzando in maniera preponderante l’elemento “immunitario” rispetto a quello “comunitario”? O, più ottimisticamente, alla fine della pandemia torneremo al mondo esistente precedentemente, senza cambiamenti di rilievo nella nostra “costituzione materiale”? E chi ha criticato gli italiani, disposti a sacrificare tutto in obbedienza alle decisioni governative, non ha forse dimenticato la più elementare delle verità e il più basilare dei diritti: quello che spinge l’uomo in prima istanza a lottare per la propria sopravvivenza?

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