Sabato 9 marzo alle ore 17.30 alle Scalze_Laboratori di cittadinanza attiva, Salita Pontecorvo 65, si svolgerà il nuovo incontro di “Vieni a prendere un tè alle Scalze? Conversazioni filosofiche per tutti” che avrà come tema “La questione della Tecnica. L’automazione: schiavitù o liberazione?”.
Sorseggiando una buona tazza di tè, ci interrogheremo su come l’applicazione dell’Intelligenza artificiale a molti dei dispositivi che quotidianamente utilizziamo e lo sviluppo della robotica umanoide aprano scenari sempre più inquietanti sul ruolo della Tecnica nella società odierna e sulla possibilità che questa assuma un ruolo dominante rispetto alla centralità dell’uomo che, secondo alcuni autori, diventerebbe ora addirittura “superfluo” o, nei migliori dei casi, “antiquato”. In campo lavorativo, ad esempio, la rivoluzione digitale, e in particolare l’applicazione della robotica, già sta determinando una riduzione sostanziale dell’utilizzo della forza-lavoro umana e la scomparsa di una quantità rilevante di mestieri e professioni. Quando l’intelligenza artificiale avrà resa obsoleta l’intelligenza umana, ci sarà ancora un posto dell’uomo nel processo lavorativo? E come dovrà essere interpretata, se ci sarà, questa “fine del lavoro”? Come una liberazione che consentirà all’uomo di dedicarsi finalmente ai suoi otia creativi, come ipotizzato dal giovane Marx dei Manoscritti economico-filosofici? O come una promessa di una nuova schiavitù, come ipotizzato da tanta letteratura distopica del secolo scorso? O forse, più semplicemente, per ora la rivoluzione digitale sta perseguendo un obiettivo, del tutto in linea con il progetto neo-liberistico, di mettere cioè al lavoro anche il nostro tempo libero, senza alcuna retribuzione salariale, quando nella nostra veste di consumatori, acquistiamo un biglietto aereo, preleviamo denaro da un bancomat, facciamo benzina da un distributore self-service, al posto di un lavoratore di cui non c’è più bisogno. Ancora oggi, di fronte alla complessità di questi problemi, torna a risuonare la domanda che fu posta nel corso del grande dibattito sulla Tecnica nella prima metà del secolo scorso che vide, come uno dei principali protagonisti, il filosofo Martin Heidegger: oggi come allora, infatti, non ci chiediamo più che cosa l’uomo può fare con la Tecnica, ma cosa la Tecnica può fare dell’uomo.