La Chiesa

A pochi decine di metri da Piazza Dante, lungo Salita Pontecorvo  in Napoli,  si trova una chiesa gioiello del barocco napoletano: S.Giuseppe a Pontecorvo.

Immediatamente l’attenzione del passante che oltrepassa l’altezza di Largo Tarsia per salire le scale che “tagliano” la grande curva della salita,   viene rivolta alla particolarissima controfacciata in stucco con grandi arcate contenenti tre grandi statue: quella  di San Giuseppe (al centro), Santa Teresa (a sinistra), San Pietro d’Alcantara (a destra). Le statue sono rovinate e sarebbe necessario e urgente un intervento di restauro.

Originariamente il nome della chiesa era San Giuseppe delle Scalze, dal nome dell’ordine monastico di cinque suore che nell’anno 1606 comprarono dal marchese Spinelli uno dei suoi palazzi per sedicimila ducati, dal momento che il nobile preferiva spostare la sua abitazione verso il centro. Questo è il periodo degli insediamenti monastici nella zona: i nobili spagnoli che alla metà del Cinquecento hanno seguito don Pedro de Toledo, si spostano ora verso altre parti della città, lasciando spazio all’edificazione nella zona  di conventi e chiese.

Le  suore costruiscono una piccola chiesa dedicata a San Giuseppe e più tardi, nel 1640, tentano di comprare l’adiacente Palazzo Pontecorvo per ampliare il complesso sacro. La trattativa  non va in porto, per cui si decide che l’ampliamento interesserà l’edificio già acquistato dal marchese Spinelli. La costruzione della corpo principale, su progetto di Cosimo Fanzago,  ha termine nel 1660.

Fanzago progetta una doppia facciata: di quella esterna già si è parlato in apertura, l’interna  invece riprende l’antica facciata del palazzo nobiliare radicalmente trasformata. Tra le due facciate un grande atrio che prende luce dalle arcate “esterne” con una scala a doppia rampa che conduce al piano della chiesa, non ad altezza di strada, probabilmente per non interferire con il piccolo cimitero del palazzo.

  

Fanzago sceglie il piperno come materiale di rivestimento della controfacciata che, completata nel settecento,  tradisce l’iniziale intenzione del suo progettista lasciando invece lo stucco come unico materiale.

Le suore teresiane vengono espulse nel 1808 durante il periodo napoleonico e successivamente la chiesa viene consegnata ai barnabiti per diventare poi convitto dopo l’unità d’Italia.

Le condizioni di precarietà e di abbandono  in cui per anni è versato  l’edificio hanno reso necessario negli scorsi anni il trasferimento di importanti opere d’arte che sono conservate attualmente nel Museo di Capodimonte, come la grande tela di Luca Giordano La sacra famiglia ha la visione dei simboli della passione.

Nel 2005 il Forum Tarsia ha riaperto la Chiesa alla cittadinanza con la mostra “Edifici sacri e profani della zona Tarsia”, organizzando per alcuni anni  concerti, mostre e attività sporadiche. Dal 2009 i locali del complesso monumentale  sono  gestiti con continuità dalla rete di associazioni “Le Scalze. Laboratori di cittadinanza attiva” che comprende Forum Tarsia, Altra Definizione, Archintorno, Mammamà, Scalzabanda, Ramblas che propongono nel corso dell’anno una programmazione fitta e articolata di varie attività,  facendo delle Scalze uno dei principali hub socio-culturali della città.

Sono possibili visite guidate su prenotazione (tel.389 962 6068)